Mike

Floyd fece rimbalzare la palla sul terreno per tre volte, l'appoggiò alla racchetta per un istante e poi la lanciò in aria, con un movimento sul quale si era esercitato almeno un centinaio di volte al giorno negli ultimi otto anni.

Il suo corpo si sollevò sulle punte dei piedi, fece mulinare la racchetta dietro le spalle e proiettò la palla verso l'estremità opposta del campo.

Mentre faceva questo, un movimento alla sua destra catturò la sua attenzione. Fu solo una distrazione momentanea, ma fece sì che la palla fosse un centimetro più bassa quando la racchetta la colpì e, invece di sorvolare il bordo superiore della rete, sfiorò la fettuccia di stoffa e deviò impercettibilmente verso l'alto prima di cadere sul campo.

"Net!" gridò l'arbitro. "Primo servizio".

Floyd prese una seconda palla dalla clip che portava intorno alla vita e guardò gli spettatori. Quello che vide non fu completamente una sorpresa.

Era Mike. Certo.

 


Andrew Norriss, Mike, Trad. di Sante Bandirali, Uovonero, pp. 201, € 15,00
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